Accoglienza ai migranti, De Lorenzo scrive alle Istituzioni: “Noi ci siamo”

Al Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta

Al Ministro degli Esteri Emma Bonino

Al Ministro dell’Interno Angelino Alfano

Al Ministro dei Rapporti con la Comunità Europea Enzo Moavero Milanesi

Loro Sedi

 

 

 

Gentile Presidente,

non solo la tragedia sconvolgente di Lampedusa delle scorse settimane ma anche la quotidianità dello stillicidio delle sciagure minori che avvengono nei nostri mari, impongono l’assoluta necessità di prendere decisioni e mettere in atto azioni concrete da parte dell’Unione Europea, da parte dell’Italia, da parte di tutti per fare in modo che questa “mattanza” venga interrotta ed il traffico di uomini estirpato.

La missione umanitaria attivata dal nostro Governo attraverso l’intensificazione dei pattugliamenti e degli interventi di salvataggio è utile e necessaria, ma non sufficiente se non affiancata dall’impegno anche degli altri Paesi dell’Unione perché il problema è di tutti e non solo un problema italiano: l’Italia è solamente un Paese di approdo dal quale partire per proseguire il viaggio soprattutto verso il Nord Europa.

Ricordiamo quando dall’Albania arrivarono i primi barconi carichi di gente piena di speranze per un futuro migliore a causa della guerra che stava piegando la loro terra. Oggi chi arriva è sempre gente che sfugge da situazioni di guerra e miseria perché altrimenti non si parte con famiglie al seguito, con bambini anche molto piccoli che potrebbero morire durante il lungo viaggio. Le situazioni di vita dei Paesi del nord Africa e del Medio Oriente o quelle dei Paesi dell’Africa Centrale o Orientale, sono molto difficili e non dobbiamo meravigliarci se quei popoli aspirano ad una vita migliore. Tutti la sogniamo ed abbiamo il diritto di attuarla per noi stessi e per i nostri cari, soprattutto se bambini.

Ma, al di là della necessità di aprire corridoi umanitari, riteniamo utile istituire nei Paesi di transito, un sistema di tutela in cui tutti devono fare la loro parte, magari istituendo i cosiddetti “porti di salvezza” sotto l’egida delle organizzazioni europee e internazionali nei quali chi ha diritto a forme di protezione garantite dalle convenzioni possa presentare la richiesta di asilo in loco senza essere costretto a consegnarsi nelle mani degli scafisti.

Perché finora non si è riusciti a mettere in piedi nulla di simile? Sicuramente c’è un tema di risorse economiche internazionali, così come va considerato il costo che il Paese di accoglienza deve affrontare. Da europeisti convinti crediamo che l’Unione abbia un buon fondamento che è rappresentato dai diritti e dai valori fondamentali che sono citati nell’introduzione al Patto Europeo sull’Immigrazione e sull’Asilo, ma dobbiamo anche considerare che esiste, nella realtà, uno scarto tra i valori e le politiche in un ambito che non smetterà di essere importante nemmeno negli anni a venire.

Constatiamo, però, che nella lotta tradizionale tra questo idealismo fondatore e il pragmatismo affermato dagli Stati che vedono nelle migrazioni una minaccia potenziale per la loro coesione sociale e la prosperità economica, è sicuramente il pragmatismo a prevalere. Da una politica migratoria europea, si è passati a una gestione concertata di flussi migratori che si valutano non in termini di equità, ma in termini di efficacia il cui obiettivo è di prevenire e anticipare le migrazioni dal paese d’origine fino al paese d’accoglienza, passando per la frontiera e il paese di transito. E dunque, se da un lato la garanzia dei diritti è affermata, dall’altro questi diritti sono legati all’obiettivo politico perseguito, in uno spirito fin troppo pragmatico. In questo modo, il diritto d’asilo è garantito come un diritto fondamentale, ma è sottomesso alle stesse restrizioni e controlli soprattutto al passaggio alla frontiera, mentre sappiamo che il 90% dei richiedenti d’asilo sono entrati in Europa irregolarmente.

Riteniamo necessario, per uscire da questo vicolo cieco, riappropriarsi dei fondamenti europei perché la storia dell’integrazione europea è la storia del pragmatismo messo al servizio di alti ideali e perché il migrante non può essere considerato il nuovo capro espiatorio, colui contro il quale il gruppo si costituisce come tale. Abbiamo il compito di colmare questo divario. Dobbiamo essere tutti consapevoli che questi sbarchi non sono semplicemente la conseguenza di una singola guerra o di una situazione di emergenza ma rappresentano una drammatica quotidianità con la quale dovremo convivere per i prossimi decenni.

E’ sulla base di questa consapevolezza che le organizzazioni di CONFASSOCIAZIONI invocano concrete e serie azioni da parte di tutti i soggetti interessati affinché non solo siano rispettati i principi affermati dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo ma siano attuate anche politiche sociali integrate affinché mai più accada quanto stiamo vedendo inorriditi e si attuino concretamente i principi di solidarietà e di accoglienza che sono alla base dell’Unione.

E comunque non bastano le dichiarazioni di principio. Dobbiamo iniziare a contribuire personalmente con i fatti. E’ per questo che riteniamo che anche noi professionisti dobbiamo aiutare il nostro Paese ad assicurare la qualità dell’accoglienza e delle strutture ed a preparare percorsi di inclusione sociale. E’ per questo che CONFASSOCIAZIONI è disposta a mettere disposizione dello Stato i professionisti della pedagogia e delle altre associazioni al fine di rendere realmente operativo un processo di accoglienza “distribuita” a rete” che attivi iniziative comuni di tutela di accoglienza professionale dei più bisognosi. Nell’ambito di questa disponibilità, è altresì urgente e necessario che:

  1. venga immediatamente convocato l’Osservatorio Nazionale per l’Infanzia per elaborare una strategia operativa di tutela dei piccoli migranti;

  2. venga subito istituita una struttura di accoglienza, all’arrivo, per i minori non accompagnati in modo da non farli rimanere in strutture che accolgono anche adulti e dove le condizioni potrebbero essere definite con un eufemismo “non soddisfacenti”.

Infine, oltre ad essere disponibili per qualsiasi incontro, iniziativa, azione che voglia dare un contributo fattivo a questa causa, saremo vigili ed attenti nel monitoraggio dei soggetti, comunitari e nazionali, che devono prendere decisioni e devono metterle in atto. La nostra rete professionale è ampia, competente ma soprattutto profondamente sensibile rispetto ad una precisa posizione: occorre evitare che, dopo la commozione dei primi momenti, tutto riprenda come prima. Sappiamo tutti che non è un’emergenza ma la vera quotidianità del presente e del futuro.

Ringraziando tutti per l’attenzione, ed in attesa di un cenno di riscontro a supporto di azioni concrete, inviamo i nostri migliori saluti.

Il Vice Presidente con delega ad Istruzione, Giovani e Famiglie

(Gianfranco De Lorenzo)

La firma della lettera

 

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Comunicati Stampa a cura di: Dott.ssa Adriana Apicella Direttore Generale CONFASSOCIAZIONI email: UfficioStampa@confassociazioni.eu