DE PASQUALE, VP CONFASSOCIAZIONI: “L’8 MARZO SENZA TUTELE E BONUS PER LE LAVORATRICI AUTONOME”

Roma, 8 marzo 2024 – “CONFASSOCIAZIONI guarda sempre con grande attenzione a tutti quei processi, culturali e normativi, volti alla realizzazione di politiche a favore dell’empowerment delle donne a livello nazionale, internazionale e transnazionale. E anche questo 8 marzo è senza tutele e bonus per le lavoratrici autonome”. Lo ha dichiarato in una nota Federica DE PASQUALE, Vice Presidente Nazionale di CONFASSOCIAZIONI con delega alle Pari Opportunità.  

Federica De Pasquale

“Lo scorso anno, in occasione della Giornata internazionale della donna – ha proseguito DE PASQUALE – abbiamo organizzato un convegno in Senato per analizzare l’impatto della parità di genere nel mondo del lavoro, del welfare e della rappresentanza. Un’attenta analisi a più voci dove sono intervenute diverse donne del mondo delle Istituzioni, dell’Associazionismo femminile, datoriale e delle professioni. In quell’occasione ci eravamo dati appuntamento al 2024 per valutare quali fossero i risultati raggiunti. Senza dubbio in Italia il numero delle donne che in questi mesi hanno trovato un lavoro è aumentato, nel secondo trimestre 2023 la percentuale è salita al 52,6%, anche se resta ancora importante il gap rispetto al resto d’Europa; interessanti novità in tema di welfare le troviamo nella legge di Bilancio 2024, dove sono stati introdotti alcuni incentivi e bonus di cui possono usufruire le donne lavoratrici.  Eppure, dobbiamo prendere atto che, ancora una volta, in tutti i provvedimenti normativi si continua a non considerare la lavoratrice che svolge un’attività autonoma”.

“Per tutte quelle donne che esercitano una libera professione, per tutte le partite IVA “in rosa” non ci sono né agevolazioni, né bonus, a differenza di quanto accade per le lavoratrici dipendenti – evidenzia la Vice Presidente Nazionale -. Da qualche anno, come CONFASSOCIAZIONI, facciamo presente, in diversi contesti, quanto questo comportamento sia sbagliato e rappresenti una grave forma di discriminazione tutta al femminile.  Ci si è completamente dimenticati che tra le donne, le mamme, le vittime di violenza, le lavoratrici, ci sono anche coloro che, con grande coraggio e determinazione, hanno deciso di intraprendere una professione autonoma. Su queste imprenditrici e professioniste incombono difficoltà e problemi comuni a tutte, ed è giusto, quindi, riconoscere anche a loro lo stesso sostegno che viene offerto alle altre donne. Questo atteggiamento è oltretutto anacronistico, considerando che poi si tende a indirizzare le giovani donne verso il potenziamento delle materie STEM e si cerca di promuovere la “certificazione della parità di genere” e più in generale l’occupazione femminile ma, purtroppo, con una visione abbastanza limitata che, nei fatti, sostiene solo le donne impiegate come dipendenti nel settore pubblico o privato”.

“Il nostro appello – ha concluso Federica DE PASQUALE, che è anche Presidente Confassociazioni Bes & Welfare – nella ricorrenza dell’8 marzo, lo rivolgiamo al Presidente della Repubblica, al Parlamento e al Governo, affinché si facciano parte attiva nel sostenere politiche di welfare e di fiscalità di cui possano usufruire tutte le donne, senza discriminazione alcuna e con l’obiettivo di raggiungere una maggiore parità non solo di genere. Basterebbe seguire con più attenzione, anche a favore del mondo del lavoro autonomo, tutti quei percorsi indicati in ambito europeo che vanno dall’Agenda 2030, alla Strategia per la Parità di Genere 2020/2025, per finire con la Direttiva UE 2023/970 sulla parità retributiva. Questo anche nell’interesse della nostra economia, è noto, infatti, che la promozione di politiche e programmi a favore dell’empowerment delle donne, della loro leadership in ambito, professionale, imprenditoriale, politico, sociale, economico, culturale e ambientale rappresenti un investimento per i Paesi che lo hanno fatto.  Da noi il numero delle donne occupate è di circa 10 milioni e quello maschile di circa 13 milioni, il cosiddetto “PIL delle Donne” è di circa il 42%, così distribuito: il 63% proviene dal settore dei servizi, dove opera la maggior parte delle lavoratrici, seguito dal settore manifatturiero per una percentuale dell’11,5% e da quello del commercio pari all’11,3%. L’importante è non dimenticare che l’Italia è il Paese europeo con più partite IVA e con figure professionali particolarmente diffuse e interessanti. Per tutte loro le tutele sono pochissime, potremmo dire che dopo quanto è stato inserito con lo “statuto del lavoro autonomo” nel 2018 e nel 2021 con l’ISGRO, quale meccanismo di cassa integrazione per i lavoratori autonomi, vi è stato ben poco. È giunto il momento di cambiare la rotta per non disperdere tutte quelle persone, donne e uomini, che vogliono essere artefici del proprio futuro lavorativo e professionale, nel solco della migliore tradizione delle eccellenze italiane riconosciute in tutto il mondo. Tutelare il Made in Italy è anche questo!”

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