De Pasquale, Confassociazioni: è il momento di iniziare ad applicare le norme vigenti per le Pari Opportunità

Mercoledì, 21 Agosto 2013 11:36

Intervista di Marcella Sardo

La tutela delle pari opportunità nel mondo del lavoro è molto impegnativo soprattutto perché le fattispecie normative, contenute nelle leggi, non sempre riescono a comprendere tutte le sfaccettature che colorano di “rosa” la realtà quotidiana.
Un problema che conosce bene Confassociazioni, Confederazione di rappresentanza di Associazioni, Federazioni e coordinamenti, che fa salire alla ribalta criticità e vantaggi del settore delle professioni.

CorriereInformazione.it
ha intervistato la dottoressa Federica De Pasquale, Consigliere Delegato per le Pari Opportunità ed i Public Affairs per Confassociazioni per chiederle il suo punto di vista in tema di conciliazione di vita familiare e professionale; accesso e uscita dal mondo del lavoro, criticità delle politiche pubbliche destinate alla famiglia e, in particolare, alle donne.

1) Dottoressa De Pasquale, per una donna la conciliazione tra vita familiare e personale è spesso molto complessa, soprattutto se sceglie di svolgere una professione privata. Quali sono le principali criticità che si incontrano?
Sicuramente il problema della conciliazione rappresenta una delle criticità principali. Basti pensare che in Italia una donna tra i 25 ed i 49 anni con un figlio ha il 30% in meno di possibilità di trovare un’occupazione rispetto ad una doconfassociazioni de pasquale pari opportunitanna della stessa età ma senza figli. Quando poi si svolge una professione privata le difficoltà aumentano, considerando che per accedere alle prestazioni di maternità si dovrebbe non avere contatti con la propria clientela per tutta la durata della maternità . 
 Da anni si parla di una concreta rivisitazione della Legge 53/2000, ma in concreto nulla è stato fatto, nonostante la buona volontà di diverse parlamentari che nelle ultime tre legislature hanno presentato proposte di legge per modificarla.
Anche in merito ai versamenti contributivi la donna nel settore privato è fortemente pregiudicata.  Come Confassociazioni stiamo intervenendo,  ad esempio, in merito alla problematica della gestione separata chiedendo una riforma su questo punto proprio alla luce della forte sperequazione che pesa sulle donne che non appartengono ad alcuna cassa previdenziale.
L’elenco delle difficoltà sarebbe numeroso e riguarda tutti gli ambiti che coinvolgono il mondo del lavoro: dai tempi di spostamento, alla mancanza di asili e infrastrutture di supporto al notevole carico famigliare che pesa quasi esclusivamente sulla donna.

2) Ritardo all’accesso, difficoltà ad affermarsi in un mondo maschile ed eventuali sospensioni in caso di maternità. Le normative vigenti sono sufficientemente cautelative?
Stando alla situazione attuale risulta evidente che purtroppo non lo sono. Ma molte volte sarebbe anche il caso di dire che le norme esistenti andrebbero applicate concretamente, invece che aggirate appena possibile; già questo sarebbe un traguardo.
Infatti, anche dal Rapporto BES2013 ( CNEL – ISTAT ) emerge che in Italia, pur essendoci numerose norme che tutelerebbero la donna lavoratrice, vi è una disomogenea applicazione delle stesse da Regione a Regione. Negli ultimi anni per le donne si è aperta una vera e propria frattura tra le opportunità occupazionali nel Centro-Nord e quelle nel Mezzogiorno. Questo, come si evince dagli indicatori  del Rapporto, pone il nostro Paese tra i primi in cui il divario di genere, anche in ambito occupazionale, resta tra i più elevati d’Europa.

3) Dai voucher alla genitorialità alla carenza di asili nido: quali politiche pubbliche a sostegno dell’occupazione femminile dovrebbero essere attuate dal settore pubblico?
Mi viene da dire che se si attuasse veramente sia a livello nazionale che regionale il ‘bilancio di genere’ i fondi pubblici sarebbero sicuramente ripartiti meglio, nel senso più favorevole per rispondere alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e, quindi, automaticamente anche per favorire l’occupazione femminile. 
Anche su questo punto penso che Confassociazioni possa essere un interlocutore privilegiato per le istituzioni, proprio perché al nostro interno rappresentiamo moltissime donne che lavorano nei settori privati più disparati. 
È importante una comunicazione a ‘doppio senso’ dall’alto verso il basso e viceversa, tra i vertici politici e le varie Direzioni amministrative, condotta tramite organismi che rappresentano i vari settori in cui lavorano le donne. Noi siamo sicuramente uno di questi, anche tramite il nostro Osservatorio Parlamentare. 
Per questo intendiamo attuare al nostro interno dei focus specifici che possano fornirci informazioni sempre più precise sulle esigenze e non meno sulle difficoltà delle donne che svolgono una professione privata. 

4) L’Europa ha imposto all’Italia di equiparare l’età pensionabile delle donne a quelle degli uomini per garantire la parità di trattamento ma il mondo del lavoro non è altrettanto garantista. Come infondere una cultura che valorizzi la professionalità femminile?
Credo che la crisi economica che stiamo attraversando abbia messo bene in evidenza il valore aggiunto della presenza femminile in ogni settore del mondo del lavoro, sia pubblico che privato. 
Lo testimonia il fatto che proprio le donne sono quelle che hanno reagito meglio a questa situazione riuscendo a non chiudere le proprie aziende. Anzi, sono oltre 60mila nei soli primi sei mesi di quest’anno le nuove imprese “in rosa” che sono state aperte in Italia!
Questo concetto del valore aggiunto, anche in termini di PIL, è ben chiaro alle istituzioni europee quando si parla di pari opportunità. Tutta la strategia di Europa2020 lo dimostra. 
Ribadisco, quindi, il concetto che basta applicare le norme esistenti ‘per infondere una cultura che valorizzi’ le tante competenze e le professionalità femminili. 
Ma in questo anche le donne devono fare la loro parte approfittando di tutte le opportunità e cercando di occupare tutti “gli spazi”. 
Le competenze non ci mancano  e ancor meno la tenacia nel voler raggiungere i traguardi importanti!

Chi è Federica De Pasquale

Nata a Milano nel 1970, l’imprenditrice ha sempre avuto particolare attenzione per la politica e le tematiche sociali. Tra i ruoli ricoperti negli anni si includono quelli di: responsabile nazionale del settore organizzativo di alcune società, referente dei rapporti istituzionali della Croce Rossa Italiana a livello nazionale; responsabile della comunicazione e dell’attività legislativa di diversi parlamentari sia della Camera che del Senato, con particolare attenzione alle tematiche dell’imprenditoria, del lavoro, delle politiche comunitarie, della sanità, della bioetica e delle pari opportunità; componente della Consulta Femminile per le Pari Opportunità della Regione Lazio; Componente del Comitato Interistituzionale Cnel/Istat per l’individuazione degli Indicatori del Benessere da inserire nel Pil; componente del Comitato tecnico interministeriale sul razzismo e la xenofobia istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri presso l’Ufficio Nazionale Anti discriminazioni Razziali; promotrice ed organizzatrice di numerose manifestazioni, convegni e seminari che hanno visto la partecipazione d’importanti esponenti della vita politica e culturale del nostro Paese; dama dell’O.E.S.S.G. e componente di alcune associazioni che si occupano della promozione dei diritti umani e volontariato.

Fonte: Corriere Informazione.it – Cifa News